Sicilia Vol. 7 – Zolfo, sale e ambra

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Il rapporto tra la Sicilia e lo zolfo risale addirittura all’età del bronzo. Da alcuni reperti epigrafici “Tegulae mancipum sulphuris” (tegole degli appaltatori di zolfo), si evince che alla fine del II-III secolo d. C., erano attive nell’agrigentino alcune miniere di zolfo imperiali, nelle quali lavoravano schiavi e delinquenti comuni.

L’attività estrattiva era fiorente anche in epoca araba. In seguito, per secoli, nessuno si è più occupato di zolfo, finché l’invenzione e la diffusione della polvere da sparo non alimentò una produzione limitata.

All’inizio del Settecento nell’Isola erano attive appena sei miniere, alle quali se ne sarebbero aggiunte altre cinque verso la metà dello stesso secolo.  L’attività di estrazione, ancora alla fine del ‘700, era fatta con metodi empirici e le miniere erano abbandonate non appena si esaurivano le vene affioranti dello zolfo. La produzione annua non superava le 2.500 tonn. e i prezzi medi si aggiravano intorno alle 52 lire per tonnellata. Una data segnò il decollo dello zolfo siciliano: il 1791, anno in cui fu brevettato il metodo Leblanc, che consentiva di fabbricare la soda artificiale mediante la decomposizione del sale comune trattato con l’acido solforico per produrre solfato di sodio. Il famoso sapone di Marsiglia proprio lì era prodotto, perché alla soda sintetica, alle saline e al calcare si aggiungeva un buon porto, cui attraccavano le navi provenienti dalla Sicilia.

Descrizione

Il rapporto tra la Sicilia e lo zolfo risale addirittura all’età del bronzo. Da alcuni reperti epigrafici “Tegulae mancipum sulphuris” (tegole degli appaltatori di zolfo), si evince che alla fine del II-III secolo d. C., erano attive nell’agrigentino alcune miniere di zolfo imperiali, nelle quali lavoravano schiavi e delinquenti comuni.

L’attività estrattiva era fiorente anche in epoca araba. In seguito, per secoli, nessuno si è più occupato di zolfo, finché l’invenzione e la diffusione della polvere da sparo non alimentò una produzione limitata.

All’inizio del Settecento nell’Isola erano attive appena sei miniere, alle quali se ne sarebbero aggiunte altre cinque verso la metà dello stesso secolo.  L’attività di estrazione, ancora alla fine del ‘700, era fatta con metodi empirici e le miniere erano abbandonate non appena si esaurivano le vene affioranti dello zolfo. La produzione annua non superava le 2.500 tonn. e i prezzi medi si aggiravano intorno alle 52 lire per tonnellata. Una data segnò il decollo dello zolfo siciliano: il 1791, anno in cui fu brevettato il metodo Leblanc, che consentiva di fabbricare la soda artificiale mediante la decomposizione del sale comune trattato con l’acido solforico per produrre solfato di sodio. Il famoso sapone di Marsiglia proprio lì era prodotto, perché alla soda sintetica, alle saline e al calcare si aggiungeva un buon porto, cui attraccavano le navi provenienti dalla Sicilia.

Sicilia Vol. 7 – Zolfo, sale e ambra

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Brossura (cartaceo), eBook (PDF)