Descrizione
La Tempesta
Uscendo dall’eterno ardente empireo ed entrando nel tempo,
la mia iperborea anima scese al sud, verso la sicula porta di
Atlantide, terra dei miei avi, di miti, uomini e dei, dando inizio
alla mia fugace vita terrena, nella quale mi sono perso
guardando la luce delle stelle.
Fu così che bevvi l’amaro fiele della sconfitta;
quel giorno mi resi conto che ero finito, con il baratro
della disperazione dinnanzi. Solo il nulla come futuro arcano
destino. Fu allora che Satana mi sussurrò all’orecchio: basta
arrenditi, poni fine alla tua vita e al dolore, non sei
abbastanza forte da affrontare la tempesta della vita.
Con uno scatto di orgoglio risposi sussurrando:
Io sono la Tempesta.
Io sento in me questa risposta.
Perché io sono andato oltre. Crescendo e modellandomi
nell’uomo che anche tra mille anni avrà memoria del tempo
trascorso a inseguire il vento.
Quando ho perso tutto, ho scoperto che ero inattaccabile;
Quando non avevo più nulla, ho ritrovato me stesso; quando
ho conosciuto l’umiliazione del perdente, ho scoperto che ero
libero di scegliere il mio destino e che nonostante le mie
sconfitte e la mia scarna sofia, ero tornato senza paura a
combattere, in cerca di un’alba, anche se ormai ero al
tramonto della mia vita terrena.
Io voglio scrivere il mio futuro e non piegarmi all’inesorabile
indolente sapienza del fato. Che sia maledetto in eterno chi
tenta di cancellare le nostre radici, la nostra memoria e la
speranza, per farci sparire in silenzio nel buio delle tenebre.
Quando alla fine, mi seppelliranno
e dovrò attraversare il bardo, dove troverò i miei avi che
m’indicheranno la via per tornare a casa.
Quindi, osserverò con ironia Satana che, stupito guardandomi,
scoprirà che io sono un seme che inneggia alla vita.
Sarà allora che rammenterà con sgomento che anche la morte
può morire ed io l’ho assassinata quando ho scelto di
continuare a vivere.